Translation coming soon! – Come forse saprai, sono responsabile del corso annuale di formazione proposto presso il Conservatorio di Mantova dal titolo “Professione Musicista – Strumenti per una gestione manageriale della tua carriera musicale”. Perché il Conservatorio di Mantova propone un corso di self-management per musicisti?

Dal 1996 curo la realizzazione di un concorso internazionale di musica da camera e in tutti questi anni per i vincitori, di tutte le nazioni, ho organizzato complessivamente alcune centinaia di concerti (almeno una ventina all’anno). Dalle numerose chiacchierate avute con i giovani concertisti, in molti casi sfociate anche in rapporti di amicizia, mi sono convinto che per coloro che stanno per concludere gli studi musicali specialistici ed ambiscono a fare della musica la loro professione occorra proporre una formazione ad hoc: sono in genere ottimi musicisti ma non hanno un’idea precisa di come proporsi al mercato e costruirsi una carriera, in particolare in un momento come quello attuale dove per la cultura in generale, ma specialmente per la musica, gli spazi sono sempre più ridotti.

Questo vale in particolare per i musicisti italiani, mentre in altri Paesi esistono nelle Accademie degli uffici detti Career Services Centres che offrono la loro consulenza agli studenti, e corsi sulle competenze extra-musicali utili per affrontare le sfide del mercato.

Nelle chiacchiere scambiate con i giovani musicisti spesso ho potuto anche riscontrare l’esistenza di falsi miti che portano a percorsi fuorvianti nella ricerca di realizzare obiettivi che non sono alla portata o progetti che non hanno le basi per essere concretizzati per la mancanza di competenze specifiche.

Comincerei dunque cercando di sfatare alcuni di questi miti.

1. Il mito del successo immediato. L’idea di essere “scoperti”, di avere “l’occasione giusta”, di “avere il grande colpo di fortuna”. Le storie di “successo in una notte” sono un mito dei media: quando i musicisti “baciati dalla fortuna” vengono intervistati in profondità, il successo in una notte si trasforma sempre nel risultato di dieci o venti anni di lavoro. La verità è che il genio e il talento non sono sufficienti. Il duro lavoro è essenziale; non ci sono scorciatoie. Pensare “se solo avessi un po’ di fortuna …” è fuorviante. La carriera, nella stragrande maggioranza dei casi, non è dovuta all’occasione propizia, ma è costruita giorno per giorno attraverso scelte quotidiane sull’uso del tuo tempo e della tua energia.

2. Il mito che “talento e duro lavoro garantiscono il successo”. Questo mito suona così: “Se mi impegno moltissimo nello studio, faccio tutto ciò che il mio insegnante mi dice di fare, vado nelle scuole migliori e vinco concorsi, allora riuscirò a farcela”. E per molti, “farcela” significa diventare un grande concertista, che si esibisce come solista con orchestre e in recital in tutto il mondo.
Questo è un modo molto limitato di vedere il successo. Nella bolla protettiva di un corso pluriennale di studi musicali, gli studenti, chiusi nel loro lavoro individuale con lo strumento, possono ignorare le difficoltà del “mondo reale”. Per di più, la bolla tiene i musicisti poco informati sui numerosi altri percorsi non tradizionali e auto-imprenditoriali di una carriera di successo nella musica.
La verità è che solo una piccola frazione del numero totale di musicisti vive effettivamente facendo solamente concerti. E solo una manciata di questi sono solisti. Quindi, anche se naturalmente non c’è niente di sbagliato nel puntare in alto, anzi è un ottimo punto di partenza, questo può diventare un problema se un musicista vede come un fallimento tutto ciò che è un po’ meno abbagliante del grande risultato che si è prefissato. Con una visione ristretta del successo, i musicisti rinunciano alla possibilità di considerare alcune delle opzioni in campo e quindi inconsciamente limitano la loro carriera, la loro soddisfazione e la loro realizzazione professionale.

3. Il mito del Manager. La carriera si costruisce in questo modo: se hai talento, lavori duro e vinci concorsi importanti, avrai un contratto con un manager che ti farà avere il successo. Il tuo manager ti fornirà sufficienti concerti ben pagati per cui avrai risolto il problema del vivere quotidiano e non dovrai più preoccuparti d’altro.
Purtroppo non funziona così. La verità è che ci sono molti più musicisti di talento che manager pronti a rappresentarli. Ci sono molti fattori che incidono nella decisione di un manager su quali artisti includere nel proprio portfolio, ma alla fine l’essenza è la seguente: i manager vogliono rappresentare artisti che hanno un alto potenziale di “vendita” e possono garantire loro un profitto, musicisti che hanno già un carnet di prestazioni eccellenti e di recensioni ineccepibili, o che hanno appena vinto un concorso internazionale importante e stanno attirando l’attenzione dei media. Il lavoro del manager è un business. Per rimanere nel settore, i manager devono essere in grado di fare profitto: preferiranno sempre un musicista già affermato ad un giovane sconosciuto, per quanto talentuoso.
E sto parlando dei manager seri. Perché nel settore ci sono numerosi sedicenti manager che promettono carriere vertiginose, ma che alla fine ottengono i loro introiti solo attingendo dalle risorse del malcapitato “cliente”, aspirante concertista.

4. Il mito che “se vuoi una carriera di successo è necessario un manager”. Assolutamente non vero. Come cercherò di approfondire durante il corso, acquisendo le giuste competenze si possono ottenere interessanti opportunità concertistiche ed avere una carriera più che soddisfacente. E quando avrai raggiunto un buon livello di notorietà sarà molto più facile accendere l’interesse di un manager.

 

Sgombrato il campo da questi miti, è opportuno chiederci: allora cosa significa una carriera di successo nella musica? Nel pensare al tuo sogno, può essere utile riflettere su cosa vuol dire realmente essere musicista oggi. Proverò quindi nel prossimo post a definire i vari aspetti della professione del musicista.

A seguire, sulla base di questa definizione, cercherò di delineare gli ingredienti, ossia il mix di competenze, di una “ricetta” per una carriera di successo. A presto.

 

Filippo M. Cailotto